Il nucleare può essere green? Cronaca di un anno di polemiche, fra ecologismo d’antan,
ambientalismo pragmatico e inerzia dello Stato, di Andrea Quaranta giurista ambientale.
Sono 3 spunti da cui partire per cogliere il contesto nell’ambito del quale oggi si torna a parlare di energia nucleare, tanto più che è sempre più chiaro come, in tempi di transizione ecologica, è necessario appoggiarsi ad altre fonti energetiche in attesa di raggiungere i livelli produttivi auspicati da impianti alimentati da fonti rinnovabili. A più di 34 anni dal referendum che ha sancito l’abbandono del nucleare da parte del nostro Paese, le posizioni di coloro che si schierano di nuovo contro il nucleare e quelli che ritengono il nucleare un pilastro della politica energetica sono molto lontane.
Come se ciò non bastasse, lo scoppio del conflitto ucraino ha messo spietatamente in luce tutti gli errori di politica energetica compiuti da un paese come l’Italia: mancata diversificazione delle fonti di approvvigionamento, scarsi investimenti che, se da una parte hanno penalizzato l’auto-produzione, dall’altra evidenziano la mancanza di una pianificazione energetica di lungo periodo. In parole povere, sembra che nessuno fra coloro che hanno governato si sia seriamente chiesto quale sarebbe stata la strada da intraprendere per il futuro della politica energetica italiana.
Forse è tempo di pensare e soprattutto attuare un “ambientalismo pragmatico”, che consideri attentamente pregi e difetti del nucleare di quarta generazione (che è diverso rispetto all’idea di nucleare che noi tutti abbiamo) e di conseguenza sappia attribuirgli il giusto ruolo nel mix per la transizione energetica.
L’articolo è stato pubblicato sul numero due anno 2022 della rivista Ambiente & Sviluppo edita da Ipsoa, Milano.