Il rapporto Green Italy 2018 ha raccolto molti dati sugli occupati in Italia nei green jobs cercando di rispondere, tra le altre cose, a queste domande: chi è e che cosa fa il consulente ambientale?
All’interno di questo sito, uno dei primi contenuti che ho pubblicato è stato il post Andrea Quaranta consulente ambientale, proprio per spiegare nella maniera più chiara possibile di che cosa mi occupo nell’ambito della professione di consulente ambientale. Oggi invece confronto la mia esperienza lavorativa più che decennale con quanto emerso dall’indagine di Green Italy.
Secondo il rapporto, il consulente ambientale è un tecnico (direi un professionista, quasi sempre con Laurea e formazione post lauream) con elevata specializzazione, forte di un sapere multidisciplinare, che presta la propria professionalità a un’azienda. Il suo compito è quello di tutelare, accompagnare, far crescere le aziende (e le amministrazioni pubbliche) all’interno di un percorso coerente con:
Sono d’accordo, ma aggiungo che anche un privato cittadino può avere necessità di avvalersi di uno consulente ambientale. Diverse delle consulenze che ho erogato, e di cui ho parlato nel post esempi di consulenze in ambiente mi sono state richieste da privati.
Il rapporto sottolinea che il consulente ambientale agisce come punto di contatto fra aziende e territorio. Sono assolutamente d’accordo: spesso il mio ruolo consiste nel mediare tra istituzione da una parte e impresa / cittadino / dall’altra. Interagire in maniera corretta con la P.A. in Italia in settori delicati come quello dei rifiuti e dell’inquinamento può rivelarsi più complicato del previsto, sia perché la burocrazia italiana è ricca di regole, sia perché le leggi in quelle particolari materie cambiano in continuazione.
Opera, in particolare:
Il consulente ambientale deve essere in grado di fornire una consulenza strategica, infatti si sta trasformando sempre più in un consulente di green economy: gli è richiesta, infatti, la capacità di partecipare attivamente alla gestione ambientale dell’impresa, ossia alle interazioni fra attività dell’impresa e ambiente (per esempio pianificando il passaggio alla cosiddetta circular economy). Ciò vuol dire che l’opera del consulente green spazia dalla risoluzione operativa di problematiche ambientali, dovute per esempio a una non corretta gestione del rischio ambientale, all’ottimizzazione del consumo di materie prime e dei consti energetici aziendali, per non parlare della produzione di rifiuti, del loro impatto ambientale e del contenimento del loro costo aziendale.
Non esistendo ancora un corso di laurea specifico in consulenza ambientale, la strada verso la professione è aperta e legata alla formazione continua, calibrata sulle aspirazioni del soggetto e sulle richieste del mercato. La formazione di base è comunque garantita da lauree quali: biologia e scienze naturali, giurisprudenza, management, chimica ed economia. Tuttavia, sono molte le competenze richieste a un consulente ambientale, e questo comporta che dopo la laurea si prosegua con master in settori specifici, come la gestione dei rifiuti, dell’energia ecc. La multi discipliarietà costituisce la sua forza!
Infatti le aziende che preferiscono avere un consulente ambientale interno faticano non poco nella ricerca. Una volta trovato non se lo lasciano scappare infatti: i contratti a tempo indeterminato sono quasi la regola. Ed in ogni caso, sia che si opti per un consulente esterno che per una figura interna, i rapporti di lavoro sono di lunga durata proprio perché il consulente ambientale coadiuva l’impresa nell’implementazione di strategie di medio – lungo periodo: si pensi per esempio alla progettazione e al mantenimento di un sistema di gestione.
Non posso che essere d’accordo: quando ho iniziato la mia attività professionale, lavoravo all’interno di uno studio legale specializzato in contenziosi penali e amministrativi in diritto dell’ambiente. Sembrava, parlo di circa 15 anni fa, che non esistesse il diritto ambientale, e di conseguenza la necessità di avvalersi di un consulente ambientale, fuori dai tribunali. Ora la prospettiva è radicalmente cambiata: se si arriva in un’aula di tribunale è proprio perché il consulente ambientale non c’era o non ha lavorato in maniera scrupolosa.
Per approfondire l’argomento, segnalo che ho parlato della figura del consulente ambientale – e di molte altre figure professionali della green economy -nell’ambito di una rubrica dedicata alle nuove professioni green pubblicata sul portale teknoring.
Prosegui con le slides di presentazione del rapporto o con la lettura integrale del Rapporto Greenitaly 2018, redatto da Fondazione Symbola e Unioncamere, col patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare.